lunedì 12 gennaio 2015

Vita dopo la morte: possibilità o atroce puttanata?

Agli albori dell'umanità vi erano innumerevoli interrogativi a cui l'uomo non aveva risposte.
La ricerca scientifica non aveva strumenti, gli eventi naturali a volte incuriosivano, a volte spaventavano e le fantasiose risposte creavano grotteschi mondi in cui Dei dalle fattezze umane o animali governavano vari ambiti del sentimento o della natura.
Nei millenni l'uomo è cresciuto andando a sostituire ciò che prima era semplicemente "magia" con una spiegazione scientifica, dimostrabile e replicabile, in cui l'ignoranza veniva sostituita dalla conoscenza, Dio dalla scienza.
La Dea ignoranza trova purtroppo ampio spazio in ciò in cui l'uomo non riesce ad accettare le risposte della scienza: la morte.
L'uomo non accetta la fine della sua esistenza, non accetta che la morte del suo corpo possa coincidere con la morte del suo pensare, inventa il concetto di anima e lo fa sopravvivere al corpo in un' esistenza eterna in cui si raccoglieranno fino alla fine dei tempi i frutti seminati in vita.
Ma noi l'anima non possiamo vederla, ogni medico o scienziato l'ha cercata, ogni religione ha spiegato che è invisibile, l'ha posizionata lontana, oltre le nuvole, dove non potevamo vederla; poi l'uomo è arrivato sul monte Olimpo e non ha trovato Dei, è andato oltre le nuvole e non ha trovato il paradiso, è andato nella profondità di terra ed oceani e non ha trovato l'inferno.
Allora i sacerdoti hanno raccontato agli uomini che il luogo in cui vanno a rifugiarsi le anime non è raggiungibile, non è visibile, ma esiste, fidatevi che esiste, ed è un mondo fatto di premi e punizioni; in ogni religione devi fare ciò che dicono i sacerdoti per essere premiato, altrimenti sarai punito, per l'eternità...
Ma riflettiamo su questo: chi crede in una esistenza ultraterrena, insieme ai propri cari, totalmente influenzata dalla rapida comparsa terrestre (pensate ad un neonato che muore: 1 giorno sulla terra, l'eternità ultraterrena) penso parta dal presupposto di portarsi dietro l'esperienza della vita terrena, i ricordi e le emozioni che l'hanno caratterizzata, l'immagine del corpo che ha contenuto la nostra anima, molto semplicemente anche solo per potersi scopare le vergini promesse.
Ma quali sono le conoscenze di un infante nell'eternità, come può rapportarsi con un uomo che ha vissuto 80 o 100 anni, in un epoca diversa, le esperienze ultraterrene non sono viste in alcun modo come proseguimento di esperienze e coscienze, ma fissate in un eterno stato di estasi o sofferenza, come poter pensare che questo possa funzionare?
Come inquadrare poi la dipendenza che la nostra consapevolezza/anima ha con la fisicità del nostro cervello? Se io cado, batto la testa e perdo la memoria, quando morirò la riacquisterò per l'eternità? Un malato di Alzheimer che vede i sui ultimi anni di vita in parziale o totale inconsapevolezza, che non riconosce più i suoi cari, che non è più in grado di esprimere o concepire un pensiero, in che modo e cosa di lui verrà riportato nell'aldilà?
Purtroppo ciò che chiamiamo anima è una consapevolezza di noi stessi, è una organizzazione del nostro corpo in gesti, azioni e sentimenti, esattamente come qualunque altro essere vivente, chi di voi potrebbe asserire che il vostro cane o il vostro gatto, come il vostro pesciolino rosso, non abbiano un concetto di anima simile al nostro?
Non è una visione triste dell'esistenza, affatto, è semplicemente il riportare sull'adesso ciò che pensiamo possa essere il paradiso eterno, esistono persone malate e felici, sane e tristi, povere e felici, ricche e tristi, la felicità è nella socialità, nella famiglia, nel rapporto con il prossimo, nel far del bene perché è giusto, non per avere un premio ultraterreno; il bene disinteressato offre vantaggi immediati nella vita terrena.
La promessa di una vita ultraterrena legata ad azioni obbligatorie terrene (preghiera, indulgenze, cintura esplosiva etc.) sono semplicemente vili azioni di strumentazione di massa, è il sacerdote che manovra l'ignorante tramite la paura o inconsistenti promesse, in ogni religione, in ogni tempo, in ogni luogo.
L'uomo non ha bisogno di credere nelle favole, la realtà delle cose è più viva, più interessante, è la vera strada verso la felicità individuale e collettiva.
Giusto che qualcuno ci porti verso la consapevolezza collettiva, azioni di bontà e condivisione verso il prossimo; da condannare i sacerdoti che spingono poveri imbecilli verso atti spregevoli in forza di un pensiero superiore, che è semplicemente la peggior truffa perpetrata dall'uomo contro l'uomo.
Nessuno ha bisogno di ciò; è pericoloso, è dannoso, l'esigenza di un'idea di vita ultraterrena è l'equivalente di dare il ciuccio ad un infante: il genitore è contento perché il bambino (ingannato da una finta tetta) non piange, ma quando il genitore proverà a togliere il ciuccio al bambino, questo si dispererà nella certezza di non poter vivere senza; se l'infante non avesse mai avuto il ciuccio, seppur nella maggior difficoltà immediata del genitore, non lo sentirà come indispensabile da bambino.
Toglietevi il ciuccio ed iniziate a vivere da adulti, i vostri sacerdoti vi stanno propinando parole dette da uomini per ingannare altri uomini, Dio non ha mai parlato a nessuno, per il semplice motivo che non esiste alcun Dio e, se esistesse, sarebbe impegnato a seguire gli oltre 93 miliardi di anni luce di universo anziché un nanogranello di spocchiosi umani.

"Coloro che riescono a farti credere in assurdità, possono farti commettere delle atrocità" Voltaire


AV

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